SOGNI SOGNATI TROPPO A LUNGO
Giulia Cacciuttolo
A cura di Federica Fiumelli
Increspature, rughe, cavità, imperfezioni – l’artista elogia la forma della memoria, in una sua nuova declinazione, una nuova vita.
La Cacciuttolo archeologa e archivista, quasi collezionista, sottrae al tempo fallace della superficie delle cose, la caducità dell’incontro con esse, restituendo alla visione, frammenti eterni o illusoriamente tali.
E’ un lavoro intimo, silenzioso, di traduzione, da artigiana del gesto e della materia, di conservazione e restituzione, di astrazione. Un dialogo tra reale eimmaginario poetico.
Completa e integra l’esposizione, l’installazione “Hundreds” composta da una moltitudine di piccole fantasmagoriche impronte in cera – che coerentemente confessano questo incessante scambio di essenza – assenza, sottrazione e restituzione, sotto l’effige costante di segni e forme, che attraversano il tempo e i differenti luoghi di visione.
“L’orma può essere di un lupo o di una gazzella, ma è comunque la traccia di una presenza.”
– Davide Rondoni
I lavori
In tutti i lavori esposti si tratta di luoghi segreti, non dichiarati, sono nidi di ragno calviniani, che conservano le dicotomie: leggerezza – profondità / visibilità – invisibilità / rapidità – eternità. Quello che l’artista ci propone sono tracce, trame, texture – intrecci di un vissuto che viene estratto come distillato al fine di restituirci il cuore di un frammento, di una visione, di un lampo.
Le superfici epidermiche dei luoghi diventano segni di profonda intensità emotiva, quasi corpi astratti, di-segni. Segni di segni. Le superfici delle cose, che quotidianamente sfioriamo ma non tocchiamo, sono ai nostri occhi ormai invisibili, ma nella ricerca di Giulia, essi riacquistano una dignità che possiamo definire più etica che estetica.
E infine, se nello scatto, nell’impronta e nel calco la rapidità del gesto, dell’esecuzione è palese, questi frammenti vivono per contrapposizione quasi cristallizzati in un eterno tempo, anch’esso astratto, sottratto alle leggi dell’oggi, come sogni sognati troppo a lungo.
“Troppo presto, per me; o troppo tardi: i sogni sognati troppo a lungo, io ero impreparato a viverli.”
– Italo Calvino (Il Sentiero dei Nidi di Ragno, 1947)
“Sulla Luna ci sono le impronte del primo uomo che vi pose piede; non ci sono venti a ricoprirle. Questo vorrei essere alla fine della mia vita; un piccolissimosegno, minuscolo eppure incancellabile. Un’impronta che dice <<io sono stato qui>> e non ho vissuto invano”
– Fabrizio Caramagna
La poetica
La poetica di Giulia Cacciuttolo è costellata da piccolissimi segni, minuscole porzioni di vita – di luoghi, che l’artista celebra attraverso l’utilizzo di diversitecniche. In questo caso: cera di paraffina, gomma siliconica autoprodotta e stampe in B/N su polyfilm da scansioni di negativi 35mm.
E’ attraverso il corpo di questi materiali che la memoria, di un qualcosa che sembra perennemente fuggire, si riaffaccia alla vita.
Un lavoro, quello di Giulia, teso a filo tra linguaggio fotografico e scultoreo, volto a dare corpo ad esili ritratti astratti di luoghi, come impronte leggere, delicate. Tracce di un passaggio tra differenti stati di coscienza.
Nella serie di stampe “Murmur” l’artista isola porzioni di ambienti, restituendo all’osservatore una sineddoche, una parte per il tutto – dove natura e cultura, marmo o terra, crepe o fori accidentali rivivono nel corpo della memoria di visione. Esse ci appaiono così evanescenti, fantasmagorici, ma così vivi, con un peso corporeo significante, che rifugge l’ovvietà e la definizione.
Nella serie di calchi “Husk” l’artista dà corpo fisico alle tracce, copiando, scansionando, isolando, anche in questo caso, porzioni di superfici, di luoghi. Che siano stemmi familiari, muri di case vissute nell’infanzia, o tronchi di alberi incontranti in cammino.